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Nel brodo dell’umano

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Il brodo dell’umano

si è a lungo mischiato

col mio sangue d’animale:

è tutto il corredo che

nell’umano mi plasmò plebea

                                          

Il chiasso suo babelico

la miseria del mio ricetto

ha risparmiato mai

 

Tingendo di affinità improbabili

di  strane somiglianze

e negazioni algebriche

ha artigliato coi visceri

le anse al mio cervello

 

Le correnti alternate degli affetti

troppo prossime e scontate

sotto l’inquietudine dei piedi

allungano ambulacri di silenzio

aizzando  la furia della percorrenza

dietro il suono fuggitivo della vita

 

Essere mondo e non avere artigli

Essere mondo come cosa che respiri

Essere mondo come cosa che si nutre

Essere mondo come ciò che diletta

e meno attrista

Esserlo … esserlo

sino a non sapermi discernere

se non là dove il dolore

ghermisce aderenze incaute

provoca strappi proditori

 

Ora il mondo da fuori

mi s’è rappreso in vecchia carne

adusa alla fitta cadenza degli strazi …

Ora so come

farmi male da sola 

 alberto nicola giulini - 18/01/2021 14:06:00 [ leggi altri commenti di alberto nicola giulini » ]

Mi piace, specie gli ultimi 9 versi, sebbene mi senta così dissimile nella mia forse ungarettiana poetica, alle assai lunghe poesie. Ma cerchiamo di respirare un po’ diversamente, un po’ d’antimateria...Sei brava, sei colta, Bianca, il tuo lessico è saggio e così appassionato, mentre sprofondo nell’abisso kafkiano...lucreziano.

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